Cocktails



Alice Zanin

Nata a Piacenza nel 1987, autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi, fra cui anche la pittura, fino a scegliere di concentrarsi – a partire dagli inizi del 2012 – pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta. Nella prima parte della sua produzione (la serie dei verba volant scripta…) costruisce attraverso animali di parole un ironico discorso sull’idea dell’effimero, del transitorio e del mutevole, al quale la componente verbale, nel suo valore umano, è assolutamente riconducibile. Raggiunge nel tempo risultati più minuziosi e raffinati eliminando le parti testuali dei quotidiani dalle coperture dei pezzi allo scopo di ottenere superfici più lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte. Attualmente il suo lavoro, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione, soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee. Le scelte quasi “automatiche” degli oggetti, infatti, conducono sovente ad un travisamento della loro convenzionale destinazione d’uso, ottenendo tra questi e il soggetto animale una relazione oscillante tra il reciproco imbarazzo e una galante ironia. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive e ha partecipato a importanti fiere d’arte in Italia. Le sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Austria, Venezuela e USA.

Cocktails, 2018

Questa è una storia d’amore, ma di quel genere d’amore sospeso, dove il cambiamento si perpetra nel costante sforzo di raggiungere il bene amato, alla luce dell’unica evidenza che è il trascorrere del tempo. La libellula (dal latino libra, bilancia) diviene questo minuto gioiello dell’aerodinamica, con un campo visivo di 360° comune soltanto agli uccelli, dopo aver trascorso anni su fondali stagnanti come neanide. Per quanto paia dunque non avere nulla in comune con un serpente, in verità giunge alla sua forma più elegante attraverso decine di mute, ed è un carnivoro dotato di un infallibile sistema predatorio, retaggio della maschera che possiede allo stadio larvale. Il giorno in cui incontra un serpente, avverte un senso di comunanza, e la sua conoscenza e bellezza la ammaliano, fino a che, incontro dopo incontro, se ne innamora. Il serpente ne è a sua volta fortemente attratto, ma si tratta di un esemplare individualista arroccato sulle sue certezze (o, azzardando, timori). Una libellula in fondo non sa ragionare come un serpente, ma pur non comprendendolo, sceglie di non volare via. A distanza di anni sono entrambi ancora lì, diversi da quando si sono incontrati, eppur fermi sul bordo di un bicchiere a soppesarsi… disperando in un happy ending non resta che aver fede nella massima finché c’è prosecco c’è speranza!

Alice Zanin

Nata a Piacenza nel 1987, autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi, fra cui anche la pittura, fino a scegliere di concentrarsi – a partire dagli inizi del 2012 – pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta. Nella prima parte della sua produzione (la serie dei verba volant scripta…) costruisce attraverso animali di parole un ironico discorso sull’idea dell’effimero, del transitorio e del mutevole, al quale la componente verbale, nel suo valore umano, è assolutamente riconducibile. Raggiunge nel tempo risultati più minuziosi e raffinati eliminando le parti testuali dei quotidiani dalle coperture dei pezzi allo scopo di ottenere superfici più lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte. Attualmente il suo lavoro, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione, soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee. Le scelte quasi “automatiche” degli oggetti, infatti, conducono sovente ad un travisamento della loro convenzionale destinazione d’uso, ottenendo tra questi e il soggetto animale una relazione oscillante tra il reciproco imbarazzo e una galante ironia. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive e ha partecipato a importanti fiere d’arte in Italia. Le sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Austria, Venezuela e USA.

Cocktails, 2018

Questa è una storia d’amore, ma di quel genere d’amore sospeso, dove il cambiamento si perpetra nel costante sforzo di raggiungere il bene amato, alla luce dell’unica evidenza che è il trascorrere del tempo. La libellula (dal latino libra, bilancia) diviene questo minuto gioiello dell’aerodinamica, con un campo visivo di 360° comune soltanto agli uccelli, dopo aver trascorso anni su fondali stagnanti come neanide. Per quanto paia dunque non avere nulla in comune con un serpente, in verità giunge alla sua forma più elegante attraverso decine di mute, ed è un carnivoro dotato di un infallibile sistema predatorio, retaggio della maschera che possiede allo stadio larvale. Il giorno in cui incontra un serpente, avverte un senso di comunanza, e la sua conoscenza e bellezza la ammaliano, fino a che, incontro dopo incontro, se ne innamora. Il serpente ne è a sua volta fortemente attratto, ma si tratta di un esemplare individualista arroccato sulle sue certezze (o, azzardando, timori). Una libellula in fondo non sa ragionare come un serpente, ma pur non comprendendolo, sceglie di non volare via. A distanza di anni sono entrambi ancora lì, diversi da quando si sono incontrati, eppur fermi sul bordo di un bicchiere a soppesarsi… disperando in un happy ending non resta che aver fede nella massima finché c’è prosecco c’è speranza!