Dar luce alla luce



Donatella Schilirò

Nata a Bologna nel ’68, fin da bambina si confronta con la quotidianità del “fare luce” nell’azienda paterna di neon e insegne luminose. Dove quel fare è sinonimo di autenticità, ingegno e costanti messe a punto. La passione per la luce germina quindi prestissimo e si acuisce durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove però la cesura con la “tradizione” si fa netta. Se questa tornerà, e lo farà nelle sue opere, sarà solo evocazione. La materia sarà infatti fin dagli esordi luminosa e votata alla durata: tubi di neon piegati a fiamma. Alchimia, ogni volta, togliere il respiro al tubo di vetro per insufflarvi i gas nobili, neon e argon, e i fosfori perché sia vita e colore. La sua ricerca si muove allora dall’incanto per le potenzialità della luce artificiale che si fa ora parola adesso rotta su un mare d’acciaio specchiante, ora spirale adesso figura. Così l’artificiale cessa di pensarsi tale e si lascia accogliere quale origine di occasione percettiva e quindi esistenziale. Tra le sue mostre, la personale “Corrente di luce” a cura di G. Govoni al Museo Casa Fabbroni (San Pietro in Casale: 2011) e le collettive “Venti leggeri” allo Studio Cloud 4 (Bologna: 2013), “Into the Darkness” alla Cell 63 Art Gallery (Berlino: 2012), “Luces – Light Art from Italy” a cura di G. Gellini al festival Luminale (Francoforte: 2010), “Clicking the cosmos. Opening a window on darkness” a cura di P. Inferrera, al Museo Leone (Vercelli: 2009) e “Poesia degli occhi. Omaggio degli artisti italiani a Federico Garcìa Lorca” a cura di O. Lottini all’Accademia di Spagna (Roma: 2009).

Donatella Schilirò

Nata a Bologna nel ’68, fin da bambina si confronta con la quotidianità del “fare luce” nell’azienda paterna di neon e insegne luminose. Dove quel fare è sinonimo di autenticità, ingegno e costanti messe a punto. La passione per la luce germina quindi prestissimo e si acuisce durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove però la cesura con la “tradizione” si fa netta. Se questa tornerà, e lo farà nelle sue opere, sarà solo evocazione. La materia sarà infatti fin dagli esordi luminosa e votata alla durata: tubi di neon piegati a fiamma. Alchimia, ogni volta, togliere il respiro al tubo di vetro per insufflarvi i gas nobili, neon e argon, e i fosfori perché sia vita e colore. La sua ricerca si muove allora dall’incanto per le potenzialità della luce artificiale che si fa ora parola adesso rotta su un mare d’acciaio specchiante, ora spirale adesso figura. Così l’artificiale cessa di pensarsi tale e si lascia accogliere quale origine di occasione percettiva e quindi esistenziale. Tra le sue mostre, la personale “Corrente di luce” a cura di G. Govoni al Museo Casa Fabbroni (San Pietro in Casale: 2011) e le collettive “Venti leggeri” allo Studio Cloud 4 (Bologna: 2013), “Into the Darkness” alla Cell 63 Art Gallery (Berlino: 2012), “Luces – Light Art from Italy” a cura di G. Gellini al festival Luminale (Francoforte: 2010), “Clicking the cosmos. Opening a window on darkness” a cura di P. Inferrera, al Museo Leone (Vercelli: 2009) e “Poesia degli occhi. Omaggio degli artisti italiani a Federico Garcìa Lorca” a cura di O. Lottini all’Accademia di Spagna (Roma: 2009).